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La via dell'acqua -  Il Tevere e il lago di Montedoglio
Alcuni milioni di anni fa l'attuale Valle del Tevere era occupata da un enorme lago (il Lago Tiberino) che si estendeva da Sansepolcro fino a Terni e Spoleto, dividendosi in due rami all'altezza di Perugia. Rinvenimenti di fossili hanno rivelato quella che fu la fauna che popolò le rive del lago (rinoceronti, ippopotami, elefanti, iene, megaceri,...). A seguito di sconvolgimenti tettonici, il lago si prosciugò lasciando il posto all'odierna valle attraversata dal Tevere.
La Valtiberina fu terra di confine tra le popolazioni umbre ed etrusche, ma è soprattutto ai Romani che si deve lo sviluppo di una serie di infrastrutture a collegamento dei vari municipi, accampamenti e stazioni di posta. 

Vestigia di epoca romana sono presenti un pò ovunque (Città di Castello, Sestino e Pietralunga furono le principali città di questo bacino) anche perché da Roma si pensò bene di sfruttare il Tevere come via di collegamento per il trasporto di legname dalle immense foreste dell'Appennino. I lavori di sbancamento che hanno accompagnato la costruzione della Diga di Montedoglio hanno portato alla luce importanti testimonianze di epoca romana, tra cui un manufatto ligneo di grosse dimensioni che comandava, presumibilmente, una chiusa. Anche se è stato sommerso dalle acque del bacino artificiale,

non si può dimenticare la scoperta dei piloni dell'enorme ponte (un ponte, addirittura, a cinque campate) che consentiva alla strada consolare Ariminensis, che scendeva da Viamaggio (Via Maior) in direzione di Arezzo, di scavalcare il Tevere all'altezza di Sigliano. Tante sono le storie ed i ricordi che accompagnano il corso di questo fiume.

Abbandonato a se stesso dopo le invasioni barbariche, il Tevere (che scorreva ai piedi di Anghiari) fu deviato verso Sansepolcro onde evitarne l'impaludamento. Per ripagare il territorio di Anghiari dell'acqua perduta, fu scavato un canale che, in prossimità del colle di Montedoglio, riportava una parte delle acque del fiume verso Anghiari fino a restituire, a valle di Pistrino, l'acqua concessa in prestito. Oltre all'irrigazione dei campi, il fosso servì soprattutto per alimentare l'energia necessaria alle macine dei molini costruiti lungo il suo corso. La Reglia arrivò a contare undici molini (di cui rimane ancora funzionante quello di Catorcio, di origine camaldolese), a cui si aggiungevano, nel Comune di Anghiari, i cinque posti nella piana del Sovara.
Ad un certo punto della storia la Reglia dei Molini assunse il nome di Acquaviola. Qual è il motivo di questo fatto? Probabilmente ci troviamo di fronte ad uno dei primi casi di inquinamento fluviale. Difatti è plausibile che alcuni molini venissero utilizzati per l'estrazione del guado, il colorante simile all'indaco per la cui produzione Anghiari fu molto famosa, cosa che
avrebbe comportato la colorazione dell'acqua del canale.
L'Alta Valle del Tevere fu tra le prime zone in Italia a beneficiare dell'energia idroelettrica in quanto, su iniziativa della famiglia Buitoni (al fine di alimentare le macchine del proprio pastificio di Sansepolcro), già all'inizio del secolo si costruì una centrale idroelettrica i cui impianti, ormai dismessi, tuttora esistono ai piedi della collina di Montedoglio. In prossimità di tale luogo, nel 1978 iniziarono i lavori di costruzione di una grande diga sul Tevere, il cui invaso raggiungerà una capacità totale di 145 milioni di metri cubi di acqua. Secondo quello che fu il progetto dell'Ente Irriguo, dallo sbarramento parte una condotta di derivazione incaricata di portare acqua per soddisfare il fabbisogno idrico della Valdichiana.

La diga, ben visibile dalla Strada Provinciale che collega Anghiari con Pieve Santo Stefano, raggiunge un'altezza di 64 metri, con un volume totale dell'argine che la costituisce di quasi 3 milioni di metri cubi. Il lago da essa formato è già mèta continua (soprattutto nel periodo estivo, ma anche invernale) di molti appassionati di windsurf.


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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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