Girando nei Borghi Italiani

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Campiglia Maritima

Le testimonianze offerte dall'archeologia dimostrano che nei dintorni dell'attuale borgo erano presenti, fin da tempi lontanissimi, degli insediamenti umani. Notevole importanza per lo sviluppo della zona hanno avuto sia la felice posizione geografica (la pianura era in gran parte paludosa), sia la presenza di notevoli giacimenti metalliferi, di cui è noto lo sfruttamento fin dall'epoca etrusca.
L'area di Campiglia Marittima fa parte del territorio delle Colline Metallifere, e ne costituisce un elemento di particolare importanza. Fin dall'età etrusca la zona fu oggetto di indagini minerarie, che influenzarono in maniera determinante la successione degli insediamenti umani e produttivi di tutto il territorio. I minerali presenti nell'area erano: calcopirite, galena argentifera, limonite e cassiterite, minerali che consentivano la produzione di rame, piombo, argento, ferro e stagno. Si tratta quindi di una zona che ha avuto una grande importanza storica, dal punto di vista delle attività minerarie, dall'epoca etrusca a quella contemporanea.
La fondazione del borgo è fatta risalire tuttavia all'VIII secolo. Campiglia era uno dei più antichi castelli appartenenti alla nobile famiglia Della Gherardesca. Lungo le curve di livello principali si dispongono a semicerchi concentrici le strade, i vicoli, e le case. Da notare alcune tracce dei pilastri delle case-torri medievali di tipo pisano.
Interessanti:
- Il complesso della Rocca - Comprende un torrione a pianta trapezoidale, originariamente strutturato su diversi piani, un palazzo adibito a residenza signorile, che presenta una pregevole bifora di marmo, un'alta torre ed una cisterna. La prima menzione scritta è del 1004, le strutture visibili risalgono al XII-XIII secolo. Il nucleo originario del Palazzo pretorio è rappresentato da quella parte che ancora oggi vediamo delimitata dal profilo delle logge (XIII secolo): le due arcate bicrome a tutto sesto sono di Alberese e di Bardiglio. Ricordato negli Statuti pisani del 1284, fu sottoposto nel 1518 ad alcune ristrutturazioni, nel 1559 fu ampliato per costruirvi le carceri, e nel 1639 per insediarvi la cancelleria; oggi è sede dell'Archivio Storico e del Museo Archeologico (nel museo sono esposti i reperti provenienti dagli scavi della Rocca). Da notare il ricchissimo patrimonio araldico presente sulla facciata.
- Il Teatro dei Concordi - Oggi Teatro comunale, finanziato dall'Accademia dei Concordi, associazione composta dai più agiati cittadini di Campiglia, fu costruito durante gli anni '60 del XIX secolo. Incaricato della costruzione fu Mariano Caporoni, mentre le decorazioni pittoriche furono affidate al livornese Michele Albioni. Dichiarato inagibile nel 1974, dopo gli interventi di ristrutturazione, è stato inaugurato nel 1990.
- L'ospedaletto dei Santi Jacopo e Filippo - Struttura ospedaliera di origine medievale, ospitata nel palazzo che, attualmente è la sede del Municipio, ha subito nel corso dei secoli una serie di trasformazioni edilizie. Nel Medioevo doveva essere ad un solo piano. Fu rialzato nel XV secolo e dopo varie vicissitudini ed una cattiva gestione nel 1790 l'istituzione ospedaliera fu trasferita.
- La chiesa di S. Giovanni - Oggi nel centro del cimitero, edificata da mastro Matteo dal 1109 al 1117, importante monumento di arte romanica toscana del XII secolo; le origini devono essere però più antiche, poiché la pieve è citata in una bolla di Papa Gregorio VII del 1074 (è la bolla con i confini della Diocesi populoniense).
- La Chiesa Parrocchiale - Intitolata a S. Lorenzo Martire fu edificata verso la fine del sec. XIII, quando era pievano certo prete Bombello, secondo le memorie raccolte da messer Francesco de' Medici, pievano nel 1524. Aveva otto altari, oltre l'altar maggiore; nel 1480 fu aggiunta la cappella di S. Antonio e nel 1526 quella di S. Rocco, nel 1783 furono costruite le cappelle della Madonna delle Grazie e dello Spirito Santo e furono rimossi gli altri altari rimasti senza Beneficio. Nello stesso anno si collocarono sotto l'altar maggiore le ossa di S. Fiorenzo, vescovo di Populonia, custodite in paese già dal 1684. S. Fiorenzo, il diacono romano martire, Patrono del Paese, celebrato il 15 maggio, succedette al Vescovo Gorbino nel 535 e fu Vescovo di Populonia fino alla morte avvenuta nel 552. Fu sepolto nella chiesa dedicata alla Madonna in località Baratti, ove il suo corpo rimase per secoli finché, vinta una disputa con gli abitanti di Piombino, i campigliesi ebbero il privilegio di custodirne le reliquie; la leggenda vuole che le reliquie siano state messe su un carro trainato da buoi e fu la sorte a scegliere quale delle due città dovesse custodire i resti mortali del Santo. La Chiesa fu consacrata dal Vescovo Ciani il 20 maggio 1726. Alcune opere in essa contenute sono meritevoli di particolare attenzione: - il fonte battesimale (1560) proveniente dalla chiesa di S. Giovanni, una grande tela raffigurante l'adorazione dei Pastori (sec. XVIII), l'altar maggiore, che conserva le reliquie del Santo Vescovo Fiorenzo, considerato Patrono della Città e della Terra di Campiglia (sec. XVIII), la Madonna Addolorata, statua lignea del XVIII secolo, la Madonna con l'Angelo Annunziante, in legno intagliato e dorato del sec. XVII, un altare barocco con tela del sec. XVIII; di particolare pregio e bellezza la Madonna delle Grazie, dipinto su tavola attribuito al Maestro di S. Torpé, anonimo pittore pisano degli inizi del XIV secolo. Annesso alla chiesa parrocchiale è l'Oratorio della Misericordia, finemente ornato di stucchi barocchi che incorniciano nove quadri raffiguranti la Passione di Nostro Signore; sull'altare un bellissimo Crocifisso del seicento. Consacrato nel 1726 come Oratorio dei Disciplinati, passò poi alla Confraternita del Santissimo Sacramento e di Misericordia; il coro ligneo ne testimonia l'antico uso.
- La chiesa di S. Sebastiano (sec. XV) cui fu annesso nel 1506 un convento di francescani. Nel 1671, scoppiata la peste, fu destinata a lazzaretto e, passata la necessita, fu restituita al culto.
- La chiesa di S. Antonio (sec. XVI): appartenne ai religiosi antoniani (detti "di Vienna" o "del Tau") consacrati al servizio dei malati di "fuoco di S. Antonio";
- La chiesa santuario della "Madonna di Fucinaia": due chilometri fuori del paese, sulla strada che conduce a San Vincenzo. Vi si venera un'immagine miracolosa della Vergine (pittura su tavola del XIV secolo) che la tradizione dice sia stata rinvenuta in una "fucina". La cosa non è del tutto improbabile dato che, non molto lontano dall'edificio sacro, sono stati rinvenuti forni fusori di probabile origine etrusca. Vicino si trovano i resti della cittadella medioevale detta Rocca di S. Silvestro, la cui economia si basava appunto sulla fusione del minerale. Non conosciamo l'anno in cui fu costruita la chiesa; di certo sappiamo che ad essa fu annesso nel 1493 un convento destinato ai frati agostiniani.



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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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