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Il Castello ora ha un proprio territorio curia o districtus di circa tre o quattro chilometri di espansione ed ha dei confini ben delineati.

Nel 1321-22 il vescovo di Arezzo Guido Tarlati conquista Anghiari, e investe come signore il fratello: Pier Saccone di Pietramala. Il vescovo fa ampliare il Mercatale, vi aggiunge la loggia e le Fonti E' al suo ingegno che si deve far risalire la fondazione dello stradone che collega Anghiari con Sansepolcro, questa è l'espressione della provvisoria unità politica territoriale raggiunta sotto i Tarlati.

Nel 1337 viene stipulato un trattato con il quale si stabilisce il passaggio di Anghiari sotto il dominio perugino per 10 anni, i quali trasformarono in Rocca l'antico monastero di S. Bartolomeo.

Nel 1352 Pier Saccone Tarlati protetto dai Visconti si impossessa nuovamente di Anghiari, che gli viene definitivamente tolto nel 1383 e affidato al figlio Bartolomeo con atto di accomandigia a Firenze.

Il 4 gennaio 1385, il governo della Repubblica fiorentina, sottomesso Arezzo e il suo contado, costituisce il Vicariato di Anghiari. Inviando il Vicario ad Anghiari, Firenze vuole "istituzionalizzare" nelle terre della repubblica di nuova conquista una presenza capace di rappresentare il governo di fronte a qualsiasi rigurgito od istanza centrifuga, in una regione segnata dalla presenza di castelli, e feudi fedeli alla stessa Firenze come i Barbolani, o Montedoglio. Il vicario viene scelto tra i patrizi fiorentini, il primo rappresentante è  Ranieri di Aluigi Peruzzi insediatosi in Anghiari il 15 gennaio 1386 stipendiato dalla comunità ed alloggiato assieme al suo cancelliere. Egli esercita la giurisdizione civile e criminale  per sei mesi fino alla fine del '500. Anghiari è un paese di confine, quasi incuneato tra il Montefeltro, e lo Stato Pontificio, lontano dalla vita così splendida della sua capitale. Il borgo ed il suo contado fanno comodo strategicamente, ma sono lontani dal cuore della repubblica, calpestati dagli eserciti nemici, costretti al pagamento di dure tasse, colpiti da carestie, pestilenze. Va ricordato il flagello della morte nera, la spaventosa epidemia di peste nera che colpì alla metà del XIV secolo tutta l'Europa, decimandone gravemente la popolazione. Anche Anghiari non rimase indenne, e leggendo le Cronache del Taglieschi, si intende che furono anni terribili, nei quali la superstizione fece da padrona.

L'evento che ci tramanda ai posteri è la celeberrima Battaglia di Anghiari, avvenuta il 29 giugno 1440, tra le truppe della lega, composta: da Fiorentini, Veneziani e Pontifici, formatasi per ostacolare la calata dei Visconti. Battaglia che fu un evento storico, che permise ai Fiorentini di stabilizzare il dominio in Toscana, e culturale per le vicende legate all'affresco di Leonardo. L'opera fu dipinta in Palazzo Vecchio, ma, usando Leonardo una tecnica innovativa per il periodo, l'affresco è andato perduto, creando intorno all'opera un alone di mistero.

Nel 1512 gli Anghiaresi combattono strenuamente prima di arrendersi a Vitellozzo Vitelli alleato dei fiorentini, che governano oramai anche questa parte di Toscana. Il malgoverno fiorentino si risente anche in Anghiari, e si formano due fazioni, pro e contro i Medici. Le lotte tra le due fazione portano all'uccisione di Ileoneo di ser Paolo Taglieschi, uomo facoltoso e partigiano dei Medici.

Risale al 1517 l'attacco delle truppe di Francesco Maria della Rovere, per la conquista di Anghiari ma con esito negativo.

Con la creazione del Granducato di Toscana, e per mano del granduca Pietro Leopoldo, la comunità di Anghiari espande i suoi confini fino "aldilà del Tevere, comprendendo anche il popolo di Montedoglio"

Nel periodo napoleonico, si legge nei documenti di archivio, che in Anghiari esistevano tre scuole le quali erano abbastanza frequentate. Il paese è una vera e propria cittadina bilingue i documenti ufficiali sono redatti sia in francese sia in italiano. Risalgono a quel periodo le trasformazioni più importanti nell'antica Piazza del Mercatale, viene abbattuto il Loggiato e creato uno spazio più ampio che ancora oggi si chiama: parterre.

Dopo le vicende napoleoniche e quelle delle Restaurazione, Anghiari vive attivamente  le vicende risorgimentali. C'è un vivace e combattivo circolo mazziniano ed un cospicuo numero di garibaldini, che affianca il generale nelle guerre per l'unità d'Italia. A Garibaldi gli Anghiaresi, primi fra i cittadini italiani, dedicano a un monumento quindici mesi dopo la sua morte. Con il plebiscito dell'11 e 12 marzo 1860 Anghiari vota la sua adesione alla monarchia dei Savoia.



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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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