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Fiume Fiora

Il fiume Fiora è un antico confine naturale e, attraverso i millenni, questo corso d'acqua ha costituito il limite tra l'Etruria settentrionale e quella meridionale, tra lo Stato della Chiesa ed il Granducato di Toscana:
oggi lo è, per alcuni tratti, tra il Lazio e la Toscana stessa. Ma aldilà delle divisioni amministrative, il fiume unisce dei territori di grande bellezza, assai simili tra loro, ricchi di testimonianze naturalistiche ed archeologiche di grande valore.
La Selva del Lamone è una vasta area boscata adiacente alla media valle del Fiume, in provincia di Viterbo. Fa da raccordo alle due aree il corso dell'Olpeta, fiume affluente di sinistra del Fiora, proveniente dal lago di Mezzano.

La geologia

La media valle del Fiume Fiora presenta un ambiente acquatico di elevata naturalità; il fiume, che nasce in Toscana sul Monte Amiata, in questo tratto scorre quasi interamente sul fondo di profonde forre calcaree e tufacee, scavate nel corso dei millenni dalla forza delle acque.
I tufi in cui sono scavate queste forre son legate alla deposizione e sedimentazione dei prodotti del vulcanesimo vulsino, la cui fase di maggiore intensità si colloca attorno ai 500.000 anni fa.
L'attività vulcanica è legata ai diversi centri del distretto vulcanico quali il "paleobolsena" (corrispondente all'attuale lago), quelli di Bolsena, di Latera e di Montefiascone.
E' in particolare l'area di Latera ad emettere gran parte dei materiali presenti nella media valle del Fiora.
E tale situazione geologica caratterizza il comprensorio della Selva del Lamone che presenta delle caratteristiche geomorfologiche del tutto particolari: all'interno dell'area, coperta per quasi 2000 ettari da un fitto querceto, si possono osservare delle distese di grigi massi lavici che, assieme all'inestricabile vegetazione ed ai pochi sentieri, contribuiscono a proferire al comprensorio una suggestiva impenetrabilità.
Sono dette localmente "murce", grandi pietraie da collegarsi al raffreddamento delle lave emesse dal centro vulcanico di Latera. A nord ovest della Selva del Lamone c'è il piccolo lago di Mezzano, anch'esso in origine un cratere vulcanico appartenente al distretto vulsino, circondato da colture estensive di cereali.


La vegetazione

Nella Selva del Lamone, in cui la vegetazione ora fitta ed impenetrabile si alterna con le "murce" sassose e ricoperte dai muschi, si può notare la diffusione del querceto, soprattutto del cerro (Quercus cerris); presente anche il leccio (Quercus ilex), la roverella (Quercus pubescens), l'acero (Acer sp.), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l'orniello (Fraxinus ornus).
Nei punti più umidi e meno soleggiati sono presenti esemplari di faggio (Fagus sylvatica), sebbene ad un altitudine inferiore al limite medio per questa specie. L'altitudine va infatti dai 100 metri del letto del Fiora ai 500 metri delle alture sovrastanti.

Nelle zone più aspre per la presenza dei massi affioranti, adibite nei secoli al pascolo degli erbivori, crescono molte piante spinose tra cui il biancospino (Crataegus sp.) ed il prugnolo (Prunus spinosa).
Nei punti meno soleggiati e prossimi ai corsi d'acqua felci e muschi rivestono rocce e tronchi. Ricchissima la varietà delle orchidee selvatiche.

La copertura vegetazionale dei territori adiacenti il corso del Fiora e dei suoi affluenti registra la massiccia presenza del cerro, che si presenta ad alto fusto o sottoposto a taglio colturale.

Nelle zone più esposte al sole troviamo una vegetazione termofila, con marcati aspetti "mediterranei": vi sono lecci (Quercus ilex), sughere (Quercus suber), fillirea (Phillyrea latifolia), terebinto (Pistacia terebinthus), erica (Erica arborea), corbezzolo (Arbutus unedo) e mirto (Myrtus communis).


La fauna

Il principale rappresentante della fauna del comprensorio è la rara lontra (Lutra lutra), un mammifero molto raro e rimasto nel Lazio solo in alcune rare stazioni lungo il corso del Fiora.
Altro mammifero strettamente legato all'ambiente acquatico è la nutria (Myocastor coypus), introdotta nel secolo scorso in Europa per la pelliccia ed oggi diffusasi, anche eccessivamente.
Tra gli altri mammiferi ricordiamo l'istrice (Hystrix cristata), il riccio (Erinaceus europaeus), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la martora (Martes martes), la puzzola (Mustela putorius), il tasso (Meles meles) ed il ghiro (Myoxus glis).
Legate alla pratica venatoria sono alcune specie quali il capriolo (Capreolus capreolus), il cinghiale (Sus scropha) e la lepre (Lepus europaeus).
Tra gli uccelli segnaliamo la garzetta (Egretta garzetta), l'airone cinerino (Ardea cinerea), il germano reale (Anas platyrhynchos), il martin pescatore (Alcedo atthis), la ghiandaia marina (Coracias garrulus) ed il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus),
indicatore della elevata naturalità del comprensorio. Le principali specie di rapaci della Tuscia, diurni e notturni, sono presenti.
Tra i rettili interessante la presenza della tartaruga d'acqua dolce (Emys orbicularis) e della testuggine comune (Testudo hermanni). Tra i pesci, vista la qualità delle acque del Fiora, segnaliamo la Trota iridea (Salmo gairdneri), il barbo (Barbus plebejus), il luccio (Exos lucius), l'anguilla (Anguilla anguilla) ed il cavedano (Leuciscus cephalus).

 




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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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