Girando nei Borghi Italiani

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Rischio privatizzazione per le spiagge italiane.

NON SVENDIAMO LE COSTE ITALIANE

Spiagge e coste italiane ad uso e consumo di privati, alberghi, esercenti balneari, ristoranti? No grazie. Alla vigilia della seduta del Consiglio dei Ministri (18 gennaio), le associazioni "storiche" dell’ambientalismo italiano, WWF; Italia Nostra, FAI e Comitato per la Bellezza, rivolgono un pressante appello al Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi, e ai Ministri dell’Ambiente, dei Beni Culturali e delle Finanze, affinché non ci siano ulteriori ritardi e venga emanato da subito un decreto che abroghi subito l’articolo 71 della Finanziaria, risolvendo quella che lo stesso Governo ha definito un "svista".  Già il giorno della sua approvazione, il governo ha dichiarato che l'articolo si trovava lì per errore e sarebbe stato prontamente annullato da un decreto fatto in tempi molto rapidi. Purtroppo il decreto non si è mai visto e sembrerebbe che già sono presenti centinaia di domande per l'acquisizione delle aree demaniali.

Introdotto con un estemporaneo emendamento della Camera, l’articolo prevede fin da ora il trasferimento delle aree demaniali ai Comuni, autorizzati a venderle ai privati.

L’urgenza sta nel fatto che la legge del ’92 alla quale l’articolo ’71 fa riferimento (nata per sanare alcune particolari situazioni di contenzioso insorte in una decina di Comuni tra il Veneto e la Lombardia per le opere costruite prima del 31/1/90) stabilisce fin da ora pieni poteri ai Comuni, i quali non devono attendere altri decreti attuativi per "sdemanializzare" le aree costiere, contrariamente a quanto segnalato nei giorni scorsi da alcune fonti governative. Ogni minuto è prezioso poiché la corsa alle richieste di concessione è già in atto e il rischio è di vedere nei prossimi mesi centinaia di "diritti acquisiti" da parte di privati in virtù di una Legge dello Stato.

INVIA ANCHE TU UNA MAIL AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PER CANCELLARE L’ARTICOLO 71 DELLA FINANZIARIA.

L’azione di pressione sul Governo italiano è rafforzata anche da una Petizione sul sito del WWF Internazionale: www.panda.org : c'è da immaginare che i "potenziali" visitatori stranieri delle bellezze delle nostre coste esprimeranno in massa la loro indignazione. Il rischio è che i milioni di turisti esteri temano di vedersi negato l’accesso alle spiagge con un danno economico considerevole: l’80% del turismo internazionale nel Mediterraneo sceglie infatti l’Italia, la Spagna la Francia e la Grecia come meta vacanziera.

Se l’articolo ’71 non sarà immediatamente cancellato, l’Italia assisterà anche al condono delle migliaia di costruzioni abusive realizzate sul Demanio in virtù del trasferimento delle zone demaniali al patrimonio disponibile di Comuni: verrebbe cosi’ premiato doppiamente chi ha occupato abusivamente aree che appartengono a tutti, realizzandovi opere fuorilegge e deturpando il territorio e l'ambiente. Dopo i condoni varati negli anni passati da precedenti Governi, l’articolo ’71 potrebbe annullare la lotta agli abusi edilizi che si sarebbero dovute demolire, vanificando gli sforzi della Magistratura e anche gli impegni assunti dai governi di centrosinistra e di centrodestra.

Il WWF ha raccolto in un dossier i casi più eclatanti, tra cui il "simbolo" dell’abusivismo italiano, il Villaggio Coppola a Castelvolturno, costruito in buona parte su territorio demaniale (pinete, coste e spiagge), o il mostro alberghiero dentro la Torre di Bassano, vicino Napoli, costruito sulla scogliera; le ville, i campeggi e le altre costruzioni abusive che deturpano chilometri di dune tra Sperlonga e Fondi su cui la Procura di Latina sta indagando, i pontili e gli immobili tutti su area demaniale marittima nell’Isola di Tavolara, le costruzioni e i progetti che deturpano la Baia di Sistiana in Friuli, i casoni abusivi lungo le sponde del canale di Quarantia e gli sbancamenti lungo la costa di Muggia, entrambe in Friuli.

E' già iniziata la corsa agli acquisti da parte di imprese e privati delle nostre spiagge sulle quali bagnanti e turisti potrebbero vedersi negato l’accesso al mare o, quantomeno, reso più difficile: in Versilia i proprietari di stabilimenti si stanno preparando da mesi, nel Lazio sono 300 le domande di acquisizione di spiagge da parte di altri gestori, di cui ben 32 solo a Ostia.

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In collaborazione con www.sicilianaturista.it
 
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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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